Grandi scienziati e scienziate italiani che non tutti conoscono

Grandi scienziati e scienziate italiani che non tutti conoscono

علماء وعالمات إيطاليّون عظماء لا يعرفهم الجميع

Nomi quali Enrico Fermi, Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia, non completano la storia della scienza italiana; le firme "minori" sono tutt’altro che da mettere in secondo piano. Abbiamo selezionato 5 personalità scientifiche italiane che non tutti conoscono ma che vale la pena di incontrare. Si tratta di eccellenze dal respiro internazionale, determinanti grazie a scoperte e intuizioni che hanno rivoluzionato più di una disciplina. Se vuoi conoscerle continua a leggere.

1. Vincenzo Tiberio: il primo a scoprire le virtù della penicillina

35 anni prima di Fleming, Tiberio, giovane medico, aveva intuito le potenzialità curative delle muffe. Come nella miglior tradizione della scienza, l’intuizione per la scoperta fu del tutto casuale: l’acuto Vincenzo aveva notato che, pulendo la cisterna di famiglia, l’acqua provocava malesseri intestinali a chi la beveva, malesseri che solo dopo il riformarsi delle muffe andavano a scomparire. Il lavoro che pubblicò nel 1896, dal titolo "Sugli estratti di alcune muffe", anticipava di decenni le conclusioni di Alexander Fleming ma dalle pagine degli «Annali di Igiene sperimentale» (rivista importante ma pur sempre a diffusione limitata) le sue sensazionali scoperte non ebbero eco. Eppure, fra le muffe studiate, c’era proprio il Penicillium glaucum.

2. Filomena Nitti: la rivoluzione della chimica farmaceutica e la nascita della chemioterapia

Coautrice di "Structure et activité pharmacodynamique des médicaments du système nerveux végétatif" (considerato il documento-base della psicofarmacologia), co-scopritrice della pirilamina e dei farmaci antistaminici, co-inventrice della chemioterapia, non fu però contitolare del premio Nobel che l’Accademia conferì solo al marito Daniel Bovet (era il 1957) per le ricerche fatte assieme a lei e al fratello Federico Nitti.
Battagliera, determinata, caparbia e soprattutto instancabile, la Nitti fu un vero e proprio uragano nel campo della ricerca, con esperienze e successi di risonanza mondiale. Dopo una lunga parentesi francese (Filomena e la famiglia erano esiliati), mise a frutto il suo sapere in Italia, all’inizio presso il Laboratorio di Chimica Terapeutica dell’Istituto Superiore di Sanità e successivamente nel Consiglio Nazionale delle Ricerche.

3. Giovanni Battista Marzi: il primo a realizzare un centralino telefonico automatico

Personalità eclettica e cultore della lingua latina, Giovanni Battista Marzi si dedicò con passione all’elettromeccanica e nel 1886 mise in funzione il primo centralino telefonico automatico al mondo. Il committente era lo Stato della Città del Vaticano, evidentemente animato da uno spirito decisamente d’avanguardia. Solo dopo diversi anni un dispositivo analogo fu realizzato negli Stati Uniti. Curioso e vulcanico per indole, Marzi non si fermò alla telefonia ma inventò il microfono a carbone, il cosiddetto “telefono altisonante” (un altoparlante rivoluzionario in cui la membrana vibrante era indipendente dal dispositivo elettrico) e tanti altri dispositivi, fra cui il bersaglio a segnalazione automatica usato nei poligoni di tiro. Il suo centralino telefonico automatico, rimane comunque una pietra miliare, si tratta di uno strumento che portava in nuce moltissime soluzioni divenute poi standard a livello mondiale.

4. Giuliana Luigia Evelina Mameli: la botanica errante che insegnò all’università

Con oltre 200 pubblicazioni ed esperienze in varie parti del mondo (Cuba fra tutte, dove dal 1920 al 1925 si è occupata di tabacco e canna da zucchero), Giuliana Luigia Evelina Mameli si assesta fra le personalità scientifiche più importanti della sua epoca, “Eva” (come veniva chiamata), fu la prima donna a ottenere una libera docenza nell’università italiana. Infaticabile e amante delle sfide, è riferimento assoluto di molti movimenti per la salvaguardia della natura, in particolare per la sua attività a tutela degli uccelli nel periodo fra le due guerre mondiali.

5. Giovanni Caselli: l’inventore del primo fax

Si chiamava “pantelegrafo” e fu messo a punto nel 1855 da un ecclesiastico, Giovanni Caselli. Dopo l’istituzione della linea pantelegrafica pubblica francese tra Parigi e Lione, si narra che il compositore Gioacchino Rossini “pantelegrafò” la pagina di un proprio spartito. Alto circa 2 metri e stabilizzato da un pendolo, il pantelegrafo è l’antesignano del fax, sia per diffusione (fu adottato in tutta la Francia e poi in Russia), sia per funzionamento perché l’apparecchio di trasmissione “scansionava” il foglio metallico contenente il messaggio proprio come accade nei fax (proprio per questo poteva trasmettere testi ma anche disegni). Pure Caselli non si limitò al pantelegrafo, fu promotore di una rivista scientifica, ideò un sistema per misurare la velocità dei treni e uno speciale dispositivo idromagnetico per manovrare il timone delle navi.

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